Con la parola sommergibile si indicano le unità concepite per navigare prevalentemente in superficie che, all’occorrenza, hanno la possibilità di immergersi per periodi di tempo limitati, mentre con il vocabolo sottomarino ci si riferisce ad unità progettate per navigare e combattere prevalentemente in immersione, emergendo solo quando accede ai porti o in rare altre occasioni.
Nell’ambiente vengono spesso indicati genericamente con il termine “battelli”, che accomuna le unità destinate a sopportare, senza essere schiacciati, la pressione dell’acqua: ogni 10 metri di profondità la forza esercitata sulla superficie del battello aumenta di 1 Kg/cmq. Provate ad immaginare a quale pressione possa essere sottoposto lo scafo di un sottomarino a 200 metri di profondità!
Lo scafo di un battello prevede quindi un’architettura e delle soluzioni tecniche particolari. La forma migliore per contrastare la pressione, che è uniforme in ogni punto dello scafo, è quella cilindrica e viene quindi realizzato il cosiddetto “scafo resistente”: un cilindro in cui l’equipaggio vive, lavora e mantiene in funzione tutti i macchinari necessari per trasformare un tubetto di ferro in un mezzo adatto a navigare nelle profondità marine. All’interno dello scafo resistente ci sono diversi locali separati da porte stagne: ci sarà però sempre una camera manovra (ovvero il cervello del sommergibile), uno o più locali per i motori ed i macchinari ausiliari, uno o più locali batterie per la propulsione, uno o più locali per l’equipaggio, un locale per l’immagazzinamento dei siluri e delle altre armi e delle garitte di accesso.
Molte cose possono o devono essere sistemate fuori dello scafo, ad esempio le casse zavorra, che servono per immergersi, o le antenne e i periscopi, le garitte di accesso coi loro portelli, i timoni con i loro leveraggi, i tubi lanciasiluri, ecc…
Per ridurre la resistenza idrodinamica di tutte queste apparecchiature, che sono già progettate per sopportare la pressione del mare, si adottano delle sovrastrutture in lamiera più sottile che prendono il nome di “scafo leggero”. La particolare protuberanza che racchiude le antenne e il misero spazio per il personale di guardia nelle navigazioni in superficie assume il nome di vela o torretta o falsa torre.